Lo Sport è…Life
Lo Sport è…Life

Lo Sport è…Life

Lo Sport è… Life

La diffusione dell’epidemia Covid-19 con le conseguenti misure di distanziamento sociale hanno accresciuto le difficoltà delle persone affette da dipendenze e da disagio sociale e psichico, creando una nuova barriera di solitudine che si è sovrapposta alla crescente disattenzione verso queste gravi problematiche, anche a causa delle nuove emergenze sanitarie e sociali. In questo scenario, è evidente la necessità di introdurre azioni integrate con il territorio che siano in grado di coinvolgere coloro che sono affetti da diverse forme di dipendenze e disagio psichico rendendole protagoniste dei passi di ricostruzione dei contatti e delle relazioni interpersonali che il periodo di superamento della pandemia rende prioritario oltre che emergente.

Questa situazione si incrocia con le riflessioni condotte da più autori (Valleur e Matysiak nel 2004 Carretti, La Barbera nel 2012) sulle “new addiction”, ovvero su situazioni sempre più diffuse nelle quali l’oggetto della dipendenza non è una sostanza ma un comportamento, la ricerca compulsiva di un oggetto o la ripetizione compulsiva di un determinato comportamento, senza il quale l’esistenza sembra perdere di significato (tipico nei nostri tempi è l’abuso di internet, social network e videogiochi). In altri termini emerge con sempre maggiore chiarezza che la tossicodipendenza e il disagio psichico e sociale è solo la punta emergente di un fenomeno che ha le sue radici in una vera e propria “cultura della dipendenza” o dello “sballo”, che può trovare un ulteriore elemento propulsivo proprio negli effetti del lungo isolamento e nella difficoltà di ritrovare rapporti sociali, di studio e di lavoro, in una fase incerta in cui le regole sanitarie sembrano mutare di giorno in giorno.

Lo sport è uno degli strumenti più efficaci nella prevenzione di ogni forma di isolamento, in particolare per i soggetti che svolgono un programma di recupero in comunità terapeutiche.

Il progetto “Lo Sport è …LIFE” ha l’obiettivo di implementare e sostenere lo sport nelle comunità attraverso l’avvio di attività sportive settimanali per almeno 2 ore e con durata di 6/10 mesi. Verrà sostenuto l’aspetto ludico-motorio e ricreativo dello sport e non solo quello competitivo e agonistico (maggiormente stressante e spesso motivo di abbandono dell’attività sportiva stessa), con l’obiettivo di offrire al giovane un sostegno nella fase di reinserimento sociale che possa essere strumento di aggregazione, contrastando il ritorno a comportamenti autolesivi. I ragazzi/e saranno sempre accompagnati e supportati dagli operatori (OO.SS) delle comunità creando un circolo virtuoso che possa estendere i benefici dello sport anche all’interno della vita comunitaria.

 IL CONVEGNO A CONCLUSIONE DEL PROGETTO

Obiettivi: Promuovere e sostenere l’attività sportiva nella sua valenza ludico motoria all’interno delle comunità terapeutiche per la cura e il recupero delle dipendenze e del disagio sociale, psichico e comportamentale, di promuovere uno stile di vita sano della salute contro la sedentarietà, come un bene primario da tutelare; di favorire la partecipazione alla vita aggregativa, l’inclusione sociale, l’accettazione delle differenze, dei limiti propri e altrui; di far crescere la coscienza civile e la solidarietà delle persone attraverso lo sport; di coinvolgere le istituzioni in attività che possano integrare i giovani più in difficoltà.

Le attività proposte mireranno a costruire relazioni: oltre ai contenuti, si offriranno infatti nuovi approcci, incoraggiando la partecipazione di un ampio bacino sociale. Verrà coinvolto il maggior numero di comunità impegnate nelle dipendenze e nella cura del disagio giovanile (psichico, comportamentale e sociale) con il coinvolgimento diretto di 600 e indiretto di 300 persone (familiari, volontari, servizio civile, etc.), favorendo l’utilizzo in maniera stabile e duratura nel tempo dell’attività motoria all’interno del percorso comunitario.

Le attività sportive proposte avranno la caratteristica di favorire il processo di socializzazione e di reinserimento sociale, soprattutto in quelle fasce di età in cui il fenomeno del ricorso a sostanze psicoattive sta nuovamente e drammaticamente prendendo piede. Inoltre si intende sostenere l’attività sportiva all’interno delle comunità in grado di favorire il reinserimento sociale e prevenire le recidive. Aumentare il coinvolgimento e il livello di gradimento al progetto attraverso la diversificazione delle discipline sportive offerte.

Risultati: Riguardo ai risultati qualitativi, possono così essere schematizzati:

  • favorire la socializzazione e l’inclusione sociale;
  • dare l’opportunità a chi si trova in difficoltà di avere un contatto con operatori professionali e specializzati in percorsi riabilitativi e implementare l’attività motoria all’interno dei percorsi in comunità;
  • coinvolgere soggetti esterni alle Comunità per favorire la cultura della prevenzione dalle dipendenze e dal disagio psichico e sociale;
  • favorire la cura e l’attenzione al proprio corpo e aumentare le conoscenze sulle “sane abitudini” di vita;
  • favorire il confronto tra le comunità e tra queste e il mondo esterno;
  • favorire la pratica sportiva in genere e aumentare il numero di strumenti educativi a disposizione nel contrasto ai problemi correlati alle dipendenze e del disagio giovanile;
  • attivare un percorso di scambio delle buone prassi a livello nazionale replicabili in ulteriori contesti territoriali.

  • migliorare il livello qualitativo delle azioni di informazione/formazione dei giovani con speciale attenzione alle fasce di età target coinvolte.
  • implementare una rete tra istituzioni del territorio e associazionismo, al fine di attivare efficaci azioni di contrasto della problematica sociale emersa o emergente.

La logica alla base delle suddette attività è creare percorsi formativi che, oltre a combattere o prevenire i problemi correlati alle dipendenze e al disagio psichico e/o comportamentale, supportino i giovani coinvolti nel divenire:

  • fiduciosi, resilienti e ottimisti per il futuro;
  • capaci di gestire relazioni personali, sociali e formali;
  • capaci di creare, descrivere e applicare il loro apprendimento e le loro abilità;
  • partecipare e lavorare in modo sicuro ed efficace in gruppo;
  • esprimere la propria idea e dimostrano impegno sociale;
  • capaci di gestire il proprio corpo e i propri stili di vita, con consapevolezza e disciplina.

Il progetto si rivolge ai ceti fragili e in particolar modo a ragazzi e ragazze con problemi di dipendenza e disagio psichico, sociale e/o comportamentale, ai minori stranieri non accompagnati, agli affidati e agli operatori di comunità. Verranno coinvolte direttamente 600 e indirettamente 300 persone.

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